Dal XV secolo cioè dal pieno Quattrocento, la Liguria occidentale diventa un territorio sempre più ammantato di olivi. Si arriva infine al XX secolo, quando si può parlare di vero e proprio “bosco di olive”. In questo lasso di tempo i nostri antenati hanno terrazzato le colline con poderosi maxèi, muri in pietra a secco, hanno regimentato i corsi d’acqua, hanno lottato pietra su pietra con la Natura per mettere a coltura le olive, esclusivamente di specie Taggiasca, prelibata e produttiva. Nel tempo sono cambiati magari i metodi per il mantenimento dell’albero, la potatura, la concimazione, la raccolta con le reti invece che con le mani a terra, ma il tempo ciclico dell’olivo è sempre lo stesso da secoli. È la pianta immortale della Grecia antica, è il nostro oro liquido.

A Villa Viani non facciamo eccezione e come tali siamo stati costruttori di muri, dissodatori, coltivatori e frantoiani da secoli, magari utilizzando i frantoi “a sangue”, quelli mossi da energia animale ed umana, dalle mole in pietra al torchio.

In base alla documentazione ritrovata nell’Archivio Storico dell’ex Comune di Villa Viani, si nota che Pietro Viani di Francesco (1808-1869) era già “negoziante di ulivi” nel 1852, dunque si occupava del mercato oleario locale. È un nostro antenato, legato alla famiglia di Viani Giacomo già nota nel 1676. Costoro avevano diritto a gestire pesi e misure, in quanto impegnati nel commercio delle olive e dell’olio. Dopo il 1829 viene costruito il canale idrico per fornire energia ai frantoi lungo l’Agazza e dopo il frantoio Calzia sorge il frantoio Viani. Si tratta di un edificio imponente, a due piani, andato quasi del tutto distrutto nella piena del 1985. Era il cuore di un’evoluzione produttiva. Nelle fonti archivistiche già citate, il frantoio Viani compare come tale già nel 1866. Poteva essere condotto direttamente o affittato a terzi, con diritto di mantenimento di parte del prodotto. Noi siamo sempre stati tanto legati alla qualità della coltivazione quanto a quella della commercializzazione dell’olio e delle olive. Nel 1911 il censimento registra Viani Pietro fu Francesco quale possidente: i nomi ricorrono e il nonno “Chechin” padre di Mauro “Mauretto” e di Paolo hanno continuato la tradizione rurale e produttiva. L’arrivo di mamma Luigia da Candeasco, luogo vocatissimo per l’olivicoltura, ha dato nuova forza a quest’opera familiare in continua evoluzione.